lunedì 29 aprile 2013

Fermo il mondo con una spatola

Potrei parlare di quadri, di opere, di tele. no.
Parlo di vita alle pareti.
Questo ricrea Daniela Rogani. 
Uso un termine specifico, ricrea. Non rappresenta, non riproduce, non crea.
I quadri della mostra "Demetra" sono una serie di foglie, di alberi diversi, ognuna ricreata con la precisione del tagliatore di diamanti.
La sua tecnica è la spatola. Osserva, studia l'oggetto e modella la forma con passione energia, gioia.

Il suo lavoro non è finalizzato ad un piacere estetico. Non solo.
Il suo scopo è anche quello di essere veicolo di energia.
Mi invita a toccare le tele... il tronco dell'ulivo è caldo,mi dice, mentre il bianco che fa da sfondo è freddo.
Vero.
Daniela si racconta poco. 
Parla volentieri  se intervistata. Crede, a ragione aggiungo io, che ogni lavoro debba essere interpretato da chi guarda. Non è una lezione, non c'è una risposta esatta.


E' il fermare il correre della vita, per un attimo. Un fermo immagine.
Ognuno percepisce e vede ciò che in quel momento può, vuole, deve vedere.
Come un incontro.
Ogni volta diverso.

 ..trovate Daniela presso il Concept store Le Talpe a Roma.
 
http://letalpeconceptstore.wordpress.com/2013/04/23/demetra-il-nuovo-successo-de-le-talpe/

per info dirette : Daniela.rogani@alice.it

lunedì 22 aprile 2013

Archi-style

Scovata in gennaio a Room Service, manifestazione romana inserita nel programma di Altaroma, me ne innamoro.
Lascio sedimentare il coup de foudre ripromettendomi di andarla a trovare.
L'occasione di un regalo importante me la fa incontrare in atelier.
Confermo, amore. Amore per le geometrie di Lucilla Paci.
La rigidità dell'architetto incontra la creatività del designer. Ed è valzer.





Un gioco di 3D  accompagnato da linee a tratti decise, a tratti delicate valorizzate da una scelta di materiali di qualità eccellente.


Una produzione di nicchia, a richiesta su misura, materiali selezionati e produzione italiana mi spingono alla (ovvia) messa in conto di costi proibitivi.



All'apertura del cahier de doleance ..pardon ..cahier des prix, sento la saliva che viene a mancare.
Ma è ancora una sorpresa.

In positivo.

E' poco elegante parlare di cifre...I know.
Curiosate sul suo sito!!
http://www.lucillapaci.it


Quando però questo fattore rappresenta un valore aggiunto, perchè non citarlo?

giovedì 18 aprile 2013

Capodanno al cubo con gavettoni


                                                                 A quattro mani Federica Maccari & M.C.P


E.. per la terza volta (dopo quello internazionale prima, cinese poi) qui si festeggia il nuovo anno: it's time to Capodanno thailandese.. anche se sotto la pioggia!
Sfortunatissima, proprio quest'anno che avrei potuto organizzare qualcosa!.

Beh vi racconto di che si tratta ..Comincio col dire che questa è una festa che coinvolge tuuuutti. Non si può essere esclusi... Musoni fatevene una ragione..

In questo periodo dell'anno al lavoro non si mette la divisa.
Già. E non parlo solo degli uffici; no divisa in municipio,  no alla posta,  niente camici nei supermercati.
Magliette hawaiane supercolorate ovunque e tutti pronti a ricordare che i giorni seguenti saranno di ferie. Aspettiamoci serrande abbassate, peggio che a ferragosto.


 Vi chiederete in cosa consista il tutto. Bene, ci si bagna.
Questo è ciò che fanno bambini e ragazzi, approfittando della chiusura delle scuole in quello che è il periodo più caldo dell'anno (si sfiorano senza difficoltà i 40/42 gradi 
 ed effettivamente studiare, in un'aula senza aria condizionata ma dotata solamente di ventilatori, può essere controproducente).
Diciamolo.Con queste temperature i getti d'acqua gelida sono certamente la cosa più sensata  e divertente che ci sia!



Altro dato interessante..si festeggia tendenzialmente la sera. Ora, la notizia potrebbe non turbarvi più di tanto, considerando che, tradizionalmente le feste migliori si svolgono a partire dall'imbrunire, complice la luna e i suoi silenzi (mi sono lasciata prendere dalla vena poetica, sorry!)

C'è  in realtà una spiegazione "tecnica" di non secondaria importanza: I teenager, ragazze in primis, non giocano di giorno per paura di abbronzarsi!
Apro qui una piccolissima parentesi; mentre in Italia la tanoressia dilaga, qui va il perlaceo.
Pelli bianche porcellana-style. Pelli chiarissime su lineamenti asiatici.

...Gestori di solarium non investite ad est!


Qui sull'equatore ci si protegge dal sole, tanto e bene.
Ombrelli, giacche a vento, creme...  

Curiosità: una certa marca nota per sviluppo e distribuzione di creme ed olii abbronzanti nel bacino europeo,è qui famosa per i prodotti sbiancanti.. (cosa non si fa per il Dio mercato!)

..Ma torniamo agli ingredienti per la festa ..


-Acqua-

 Acqua da tutte le parti! Usata (e venduta) in abbondanza!
Pistole ad acqua, secchielli, bottiglie, tubi per l'irrigazione: tutto cio' che puo' fungere da contenitore è ammesso e benvenuto.
Avvertenza: non ci si limita ai gavettoni sull'uscio o tra vicini. Molto spesso e bagnarsi tra vicini:  plotoni di pick up carichi di ragazzi armati di pistole e barili si aggirano tra i quartieri, pronti a bagnare chiunque capiti loro a tiro!
Capita che vere e proprie battaglie tra pick up (combattute con il sorriso sulle labbra) si scatenino a semaforo rosso.


-Borotalco... questo sconosciuto-

In italia non mi risulta si usi molto, ormai.
E' una di quelle cose cui si pensa con un po' di sana nostalgia dei tempi passati, ricordando un barattolo verde dei fratelli Roberts, collocato nell'armadietto del nonno, pronto all'uso nella fase post bagno.
Qui invece è un must: tutti i bambini dopo la doccia sono obbligati all'autocospargimento.
(molto buffo vedere i più piccoli con le facce completamente bianche perché ancora incapaci di "dosare" il prodotto).
Anche le ragazze, prima che arrivi l'età del make up, sono tutte acqua, sapone...e borotalco! L'uso del borotalco a Capodanno è però diverso. In Thailandia i contatti fisici tra maschi e femmine non sono così spontanei. Basti pensare al saluto nazionale, il wai, che non prevede alcun contatto fisico tra persone (si portano infatti le mani al cuore come in preghiera, niente strette di mano, spallate o cose del genere).



I giovani masculi  di qui hanno inventato un "gioco" da fare in occasione del Capodanno thai (che qui viene chiamato songkran).
Armati di borotalco, si "impiastricciano" le mani con l'acqua, si avvicinano silenziosamente alle spalle di una ragazza..e le"spalmano" il tutto in faccia; un modo come un altro per avviare un approccio..con manomorta a volte compresa nel pacchetto. 

Ottimo sapere che anche gli ometti del sol levante sono immuni da Savoir faire e idee geniali , mettiamoci il cuore in pace.

I festeggiamenti possono poi degenerare. C'è chi sceglie gavettoni a birra, a shampoo,
chi per divertirsi guida irresponsabilmente, con relativi incidenti and so on.




Qui si festeggia così.. che valga il detto ...anno bagnato, anno fortunato??

A costo di essere ripetitiva, Buon Anno, per la terza volta.


lunedì 15 aprile 2013

giochiamo a fare i diplomatici??

 Ladies and Gents, 
con grande piacere ospitiamo Daaaaaaaaaniela per condividere un'esperienza unica.
Date una letta qua....

 

Ciao! Mi chiamo Daniela e studio Giurisprudenza a Pisa. Vorrei raccontarvi un po' la mia esperienza al MUN. Giusto! Cosa è un MUN? Si tratta del Model United Nations, la simulazione ONU rivolta a tutti gli studenti del mondo che si svolge ogni anno nelle cittá piú importanti, sedi degli organi delle Nazioni Unite.
Personalmente ho partecipato al NMUN, la simulazione di New York e al RomeMUN, tenutosi evidentemente a Roma. Due città fulcro dell'attività dell'Organizzazione: a New York, come sapete, c'è la sede dell'Onu nel famosissimo Palazzo di vetro, il UN Plaza, mentre a Roma quella ufficiale della FAO, la Food and Agriculture Organization. Perché giochiamo a fare i diplomatici? Per circa un mese, tra Roma e New York,  ho "giocato" a interpretare  il ruolo della diplomatica, o meglio della rappresentante presso l' ONU di uno dei suoi stati membri. 


A Roma ho rappresentato il Cile presso l'UNESCO, uno stato che ho imparato a conoscere e che per un periodo è diventato il mio stato di appartenenza. Ho conosciuto la sua storia, cultura, politica e geografia. Allo stesso modo a New York, il South Sudan é diventato il mio stato di appartenenza. Pensare che prima del Mun non conoscevo questo piccolo staterello nato solo poco più di due anni fa dopo una lunga guerra civile e lotta per l'indipendenza dal Sudan. Devo ammettere che la difficoltà più grande è stata ahimè il farmi capire in inglese, nonostante la discreta conoscenza della lingua; avere a che fare con ragazzi madrelingua e parlare con loro tutti i giorni su temi seri, mi ha messo a dura prova, anche se non é andata male, anzi, un incentivo per spronarmi a migliorare.

  A prescindere dal gap linguistico, ora che sono tornata alla vita di tutti i giorni mi rendo conto che è stata la più bella esperienza che finora ho vissuto. Ho conosciuto ragazzi, giovani studenti come me, che mi hanno arricchito con i loro racconti dei loro paesi di origine, delle loro esperienze scolastiche, della loro cultura. Mi è capitato di parlare del problema dell'educazione primaria con ragazzi che rappresentavano gli Stati Uniti e che in realtà venivano da paesi molto poveri, come il Ghana; mi è capitato di cercare di imparare l'arabo da un gruppo di ragazzi egiziani e cercare di insegnare loro un po' di italiano...devo ammettere che per loro era più semplice, ma ora posso dire come ci si saluta in arabo! Mi è capitato di trovarmi con ragazzi pakistani, indiani, americani, africani, giapponesi, francesi, polacchi a parlare del conflitto tra Israele e la Palestina e cercare di trovare una soluzione ad un conflitto che ormai dura da più di 60 anni. 
Insomma ora mi rendo conto che quel mese mi hanno fatto da scuola e se all'inizio ero molto spaventata perché non sapevo cosa realmente mi aspettasse, ora quando racconto la mia esperienza mi luccicano sempre gli occhi...no, non é un eccesso di emozioni, ma la consapevolezza che ho fatto qualcosa che mi ha fatto capire cosa vorrei fare da grande. Chissà che tra qualche anno non mi ritroverò qui a scrivere del mio vero lavoro all'Onu, in qualità di rappresentante del mio paese.

martedì 9 aprile 2013

Due ragazze, un problema : una nazione!


                                                                                                                      di Chiara Gallo
Qual'è il problema? “Il problema è che amo troppo questo paese per lasciarlo!”
Sedute al tavolino di un bar, durante una  grigia giornata nel torinese, le conversazioni si alternano su vari argomenti cari e spinosi al tempo stesso, primo fra tutti: la passione per la cultura e l’arte italiana!
Se si osserva il mappamondo passando in rassegna tutti gli stati del globo, non si riesce a trovare un paese più completo, antico e bello del nostro!


                                                                        Lecce, veduta
                
Dalle montagne del Trentino alle isole Eolie, dalla Torino barocca alla Roma antica, da Manzoni a Pirandello, da Leonardo a Rita Levi Montalcini! 
La realtà è molto semplice… il mondo non regge al nostro confronto, siamo unici!
E siamo valorizzati molto di più dal resto del mondo che da noi stessi! Lo dimostrano il successo dei nostri famosi e richiestissimi stilisti all’estero, l’esportazione massiccia dei nostri vini pregiati, la nostra cucina di fatto inimitabile, le Lamborghini e le Ferrari parcheggiate nelle ville extralusso di magnati russi ed emiri arabi…e si potrebbe andare avanti all’infinito!

Tutti VOGLIONO lo stile italiano! 
Eppure siamo sull’orlo della crisi finanziaria e non solo… come mai?? Perché non riusciamo a fare del made in italy una macchina che, ben oliata, potrebbe farci uscire da questa grande depressione? Dov’è il problema che ci impedisce di sfruttare al meglio i tesori che abbiamo disposizione da secoli?
                                                                  Ferrara, castello

Da un capo all’altro del tavolino, attraverso uno scambio di sguardi leggermente rassegnati, le due ragazze comprendono perfettamente quel’è il problema… il vero cancro maligno del Bel Paese: la combinazione politica-burocrazia.


                                                             Fenestrelle, Il Forte

Certo, in uno Stato dove tutto è gestito e lasciato in mani a ex comici di mezza età, imprenditori attrezzati di cerone e lifting facciale, socialisti decaduti, fuori dal nostro tempo e decisamente poco presentabili, come può un paese portare avanti la sua tradizione di unicità e cultura?
Beh che dire… siamo unici anche in questo purtroppo!


                                                                 Bergamo, città alta

Il prezzo da pagare però questa volta sarebbe alto, millenni di storia rischiano di diventare il “parco giochi“ di stati ricchi ma ignoranti! 



                                                            Roma, negozio, old memories
                                               Ogni scorcio di questo paese merita menzione!

mercoledì 3 aprile 2013

A.A.A. Si assumono piccioni (paradosso Italia)

 
A Roma non ci sono francobolli.
L’incipit sembra dare il via alla filippica di una vecchia zitella.
Eppure è vero.
Nella città più internazionale d’Italia, lo spaccio di francobolli potrebbe eguagliare i numeri del cartello di Medellin, polo cardine del traffico di coca in Colombia..e invece…

 Mi capita di avere necessità urgente di francobolli ed è così che inzia la via crucis atea (dato il periodo) tra le tabaccherie. Ad ogni “stazione” un nuovo passo del calvario…
- non ne abbiamo ( ora pro nobis)
- non ne teniamo ( ora pro nobis )
- non ce li consegnano da mesi (ora pro nobis)
-no, arrivederci …e così via.



Mi rassegno ad affrontare 40 minuti di coda alle Poste per avere un preziosissimo quadratino dentellato.
Le mie perplessità vengono confermate quando incontro frotte di impavidi turisti in fila con necessità medesime alla mia.

Passa un po’ di tempo ed archivio la questione.
Capita però che stia rischiando di dover fare la stessa trafila per ricaricare la tessera dei bus.. della serie … saga del servizio fantasma…

Anyway.. 
Scoraggiata dall’ennesimo “no ricarica telematica” esco e rientro dall’ultima ricevitoria visitata e mi arrendo al cartaceo.
Mi scappa la battuta sui francobolli.
Il gestore si fa una grassa risata e racconta…
Racconta che lo Stato Italiano stampa e NON distribuisce  e così fanno Le Poste.

Ma il bello s’à da venire!!!
Il mese di Gennaio ha portato tra i vari .. come li chiamano ..aggiustamento dei prezzi.. anche un aumento di dieci cent. sui francobolli.
Lo Stato ha applicato l’aumento ma NON ha stampato il cartaceo con la nuova tariffa applicata.
Ergo ha distribuito (questa volta sì) francobolli con il corrispettivo in LIRE!




Il gestore della ricevitoria giustamente mi fa notare che …”chi glielo spiega al turista che
non è una sola???”
Giusta osservazione di un addetto ai lavori..
Mentre sto per uscire (e sto già ponderando i capi da mettere in valigia per un sano espatrio definitivo), il ragazzo mi ferma dicendo:
“io comunque i francobolli li ho, ma guarda ..” (e tira fuori un blocchetto giallo )
“me li vende la banca svizzera” …osservo il blocco rettangolare giallo paglierino.
C’è scritto CREDIT SUISSE.
 “Lo Stato Italiano non mi fa lavorare, devo andare all’estero anche per questo” conclude.

Tutto questo succede in un punto focale a 250 mt dalle Poste e a 300 mt dal palazzo di Monte Citorio.