martedì 26 febbraio 2013

Capodanno dagli occhi a mandovla


                                                                           di Federica Maccari


Tornando indietro di un paio di  settimane,  ovvero al weekend 10-11 febbraio, ci ritroviamo immersi nell'atmosfera del capodanno cinese: lanterne rosse invadono le strade, il profumo dell'incenso pervade gli ingressi delle case, e il rumore dei petardi fatti scoppiare in segno di buon auspicio comincia a diventare familiare.
Ma come funziona il capodanno cinese?
Ancora adesso rimango un po' confusa su quale fosse il giorno esatto, perché la festività dura diversi giorni, ognuno dedicato a qualcosa: c'è un giorno dedicato alla preghiera dei defunti, con curiose stampe che propongono ipad, cellulari, scarpe, monete e banconote, doni da bruciare affinché raggiungano i defunti, oltre alle immancabili frutta e ai dolci, ognuno con un preciso significato..
Le tradizioni sono sacre...bisogna, ad esempio,  disporre di 8 acini di longkon (l'otto è un numero fortunato nelle credenze cinesi) e preparare alcuni dolci tipici i cui nomi promettono salute, fortuna e denaro a coloro che li offrono. 

                                                                   (frutto di longkon)

 Quest'ultima parte riguardante frutta e dolci viene anche allestita quando si fanno le inaugurazioni, perché gli Spiriti dei parenti e delle abitazioni siano benevoli nei confronti di chi sta per avere a che fare con loro: si parla dunque di feste per l'apertura di negozi, ma anche semplicemente quando si cambia casa. Sfortunatamente è passato più di un anno dall'ultima volta che ho avuto l'occasione di partecipare a qualcosa del genere, quando ero nel mio vecchio ufficio e avevamo inaugurato il sito dove sarebbe stato costruito il futuro complesso residenziale. 

Un altro giorno è dedicato alla famiglia e bambini e ragazzi ricevono il tanto atteso “Ang-Pao”, ovvero una somma di denaro donatagli dagli adulti da spendere come meglio credono... A dire la verità anche in certi uffici dove i proprietari sono cinesi, i lavoratori possono ricevere questo “dono”, e infatti avevo ricevuto anche io la mia busta rossa con alcune banconote dentro, all'ufficio dove lavoravo l'anno scorso (quest'anno niente Ang-Pao pero' abbiamo avuto un giorno di ferie in più, per cui non sono poi così delusa).

Infine c'è ancora un giorno, quello più importante: il giorno della gita. Puo' sembrare strano, ma qui è un'usanza molto radicata. Sarà che non ci sono le ferie come in Italia, sarà che non ci sono molte occasioni per fare un'uscita con tutti i membri della famiglia, ma in questo giorno i cinesi si fermano per davvero, ritagliando così del tempo da dedicare a figli, nonni e nipoti.
E dove andare?
Ma ovviamente nelle piccole fiere allestite in città!



La prima è stata allestita proprio dall'altra parte della strada dove si trova la Chiesa che frequento. Caso vuole che quel sabato ci fosse anche una festività cristiana, per cui ad un certo punto c'eravamo noi che stavamo pregando, camminando attorno alla Chiesa con le candele accese, come nella via Crucis, mentre dall'altra parte della strada arrivava l'eco dell'ormai popolarissimo “gangnam style”. Ma torniamo a noi, oltre alle numerosissime bancarelle di cibi tradizionali thailandesi e cinesi, si alternavano anche altre bancarelle un po' meno tipiche ma più attraenti per i visitatori. Arrivati all'incrocio, si poteva scegliere se continuare a camminare tra le bancarelle oppure se entrare attraverso la porta del tempio cinese decorato con simpatici serpenti, a segnare come l'anno del drago ormai sia finito, per lasciare spazio all'anno del serpente, appunto.

All'interno si poteva scegliere se assistere ad uno spettacolo cinese, mentre i bambini giocano a pochi passi da lì, con giostre allestite ad arte. Costeggiando il palco, si arriva nel tempio, dove è stato allestito uno spazio dedicato alla preghiera.
Poco più in là, l'immancabile bancarella dei giochi mi riporta con la mente agli stand delle proloco nelle varie feste del paese, e ci apprestiamo subito a tentare la fortuna, domandandoci se anche qui ci capiterà di vincere una misera penna o un blocknotes, o peggio, il solito imbuto!

La seconda fiera è durata fino alla scorsa settimana: a dire il vero non sapevo che fosse ancora in corso, ma con i miei amici ci siamo andati lo scorso lunedì. Ritroviamo le immancabili lanterne rosse ad adornare la via, bancarelle con cibi di ogni tipo, un altro spettacolo tradizionale in lingua cinese allestito in un piccolo spazio di fronte al tempio, tra uno stand di dolci e un'altro e poi tante, tante, tantissime bancarelle di ogni tipo, molto più variegate dell'altra volta, con vestiti, borse, lavori handmade, bigiotteria e molto altro ancora.





Ma la parte incredibile è stata al tempio, molto più grande di quello dell'altra fiera. Appena entrati ci siamo subito resi conto che l'atmosfera era completamente diversa: più seria e spirituale, il canto dei monaci ci ha accolto mostrandoci un lungo percorso in cui i fedeli, illuminati da una candela (molto simile a quella usata per la via crucis cristiana) camminavano pregando a piedi nudi fino ad arrivare al tempio, dove poi i monaci si sono fermati ad aspettare che tutti finissero il loro pellegrinaggio, per poi continuare la benedizione per l'anno nuovo ormai cominciato. 


L'odore dell'incenso questa volta era veramente forte, ed il fumo intenso,bbbbb tanto che siamo dovuti uscire e aspettare fuori, curiosi di vedere come finisse la cerimonia (n.b. il gruppetto con cui sono andata è composta da amici cristiani, per cui eravamo tutti un poco disorientati di fronte a queste scene).


Insomma, capodanno è passato, per la seconda volta. E ora si aspetta aprile, in cui ci sarà il capodanno più sentito, quello Thailandese: che dire, qui ognuno è libero di festeggiare le proprie feste e conoscere un poco le festività altrui!

martedì 19 febbraio 2013

Libretto in terrazza

Cocktail in terrazza tra le luci della sera e San Pietro che troneggia.
Non vi sarebbe stata location più adatta della "Terrazza degli Aranci"del Rome Cavalieri hotel  per presentare il libretto guida “ROMA”, scritto da Karin Stranher e Franz Englhofer, una coppia di appassionati viaggiatori viennesi, membri onorari del prestigioso KS circle. (www.ks-circle.com).
 

Giornalista di successo lei, avvocato ed artista di successo lui. 
Il libretto, amabile divertissement che si ispira al Piccolo Principe di Saint-Exupery, propone un tour della città fuori dagli itinerari classici.

I testi si alternano ai gioiosi ed ironici acquerelli di Franz che, ama ricordare, utilizza gli inchiostri di Sennelier, storico negozio parigino, già punto di riferimento per i pittori impressionisti.
Così, tra un sorso di champagne ed un meraviglioso stuzzichino, la coppia racconta di come, complici i ventitré viaggi in cinque anni e una serie di carnet de voyage strabordanti di appunti e bozzetti, abbiano portato alla realizzazione del divertente libretto.

L’aria frizzantina di un febbraio romano entra dalla vetrata come a destare gli ospiti, coccolati e ammaliati dall’atmosfera del Gran Tour ottocentesco.
Merveilleuse!

venerdì 15 febbraio 2013

Ara Pacis e Vittorio. Batterie per l'anima.

Uscire e decidere, di punto in bianco, di visitare l'Ara Pacis prima di rincasare è un privilegio.
l'Ara Pacis Augustae è davvero un luogo di pace.
Ha l'aspetto di un souvenir per giganti, un'opera d'arte in un box di vetro.
Entrando si respira leggerezza, serenità, silenzio, bellezza, luce.
Ti siedi e subito ti accorgi di essere un osservatore osservato....le grandi vetrate ti separano dalla frenesia e dalle luci della città, che là fuori corre e scalpita, verso l'agognato week end.
ciò che succede.

Tutti corrono, hanno fretta di andare, di parlare, di vivere; mentre comprano pensano a come si libereranno dell'oggetto appena acquistato...sono tutti iperproiettati nel futuro, incapaci di ascoltare i propri pensieri, fino a perdere la percezione del presente, dell'hic et nunc.





Mentre rimani assorto, un'insegna ti indica che al piano inferiore c'è una mostra da vedere.

E' lui, Vittorio, italiano d'altri tempi, maestro del neorealismo. Lui che ha raccontato l'Italia, lui che "sapeva far recitare anche i sassi"....
 Manifesti, spezzoni di film, abiti di scena e colonne sonore che raccontano di noi, di te, ti catturano ed affascinato.... il cuore si apre e sorride.

Poi torni ad osservare là fuori...ti chiedi cosa siamo e dove stiamo andando e, quando esci da questo luogo, monumento alla bellezza, ovattato e protetto e, ti senti più legato ai carteggi appesi ad una parete piuttosto che al passante cui hai appena ceduto il passo...      e un pò ti intristisci....

Rifugiarsi nel passato è una fuga inutile..
Poi ripensi all'eleganza, al sorriso e alla nobiltà del grande de Sica e ti accorgi che anche tu sai ridere e sorridere...
A volte la soluzione è in tasca ....e non è un 'American Express... 
la risata cura tutte le malattie.

Per ricaricare le batterie dell'anima..... visita l'Ara Pacis.


http://www.arapacis.it/mostre_ed_eventi/mostre/tutti_de_sica

mercoledì 6 febbraio 2013

vita da fiera di settore. osservazioni,tendenze, strategie e..soddisfazioni..

Chi la fiera la vive dall'interno. 
Le riflessioni di Federica Maccari.. I nostri occhi a mandorla sul mondo del design d'interni.


Tour de force.
Due fiere consecutive, simili per molti aspetti, dissimili per quanto riguarda l'organizzazione.
O almeno così pensavo. Tornando all' esperienza passata, ripenso alla prima fiera,  più piccolina e di nicchia, dedicata agli “esperti” del settore, quella che gli studi di progettazione conoscono come “la fiera dei materiali”, occasione imperdibile girovagare tra gli stand e scambiarsi biglietti da visita, ritirare cataloghi e chiedere informazioni sulle novità. La seconda invece è stata la fiera “grande”, attesa dagli studi e dai clienti, dove ogni ufficio d'architettura e design cerca di dare il meglio di sé per cercare di vendere i complessi residenziali o i condomini che hanno progettato.
Quest'anno è stato diverso: la prima fiera presentava pochi stand con materiali, mentre c'erano molti mobili e accessori per la casa, dalle tende alle pentole, dalle vasche da bagno alle porte; immancabili poi gli stand con i prodotti culinari tipici, qualche intruso con stoffe tipicamente thailandesi e vestiti pronti da indossare. La novità è stata però la presenza di stand che pubblicizzavano i loro complessi residenziali: tra cui quella dell'ufficio per cui lavoro come freelance. 


(Ed ecco dove entro in campo io!! )

Lo studio si chiama AEKSIRI, e mi ha lasciato un semplice depliant, aggiungendo quella frase che pochissimi designer e architetti hanno avuto l'onore di sentirsi dire “fai tu”.
Libero spazio all'immaginazione e alla fantasia, nessun limite, un unico scopo:  guadagnarsi la maggior visibilità, riproponendo la linea delle case in vendita nel caotico spazio chiuso della fiera, organizzata nella sala congressi dell'università.


Quasi incredula della possibilità datami, ho visto per la prima volta dopo due anni di lavoro un mio lavoro, realizzato al 100% come lo avevo immaginato io: nessun cambiamento, nessuna discussione, niente serate passate al pc a riprogettare gli spazi, o peggio, la grafica, e soprattutto, nessun supervisore. Questa volta è veramente tutta opera mia, senza l'influenza di altri architetti (non che sia una brutta cosa collaborare e scambiarsi idee, ma le sensazioni che si provano nel veder realizzato il progetto, prima solo abbozzato su carta e poi schematizzato al pc, sono molto diverse. Entrambe positive, ma la soddisfazione di vedere la propria creatura diventare reale proprio come si era immaginati... non si puo' descrivere).

Ma... e i materiali? Mi sono molto stupita dell'assenza degli stand, soprattutto perché speravo di poter recuperare qualche catalogo da usare per il mio lavoro...

La seconda fiera pero' non mi ha deluso: una delle due sale riunioni usate per questa esposizione era interamente dedicata ai materiali.
Entro, fingendomi sicura di me, sperando di non "impappinarmi" e con biglietti da visita a portata di mano, mi dirigo verso il primo stand con un bel sorriso sulle labbra. Qui comincia la mia avventura.
 Più o meno è l'una del pomeriggio quando arrivo. Riesco a fermarmi solo dopo le cinque, dopo una breve pausa pranzo allo stand dove ho momentaneamente lasciato i numerosi cataloghi di cui sono riuscita a impossessarmi (andarli a cercare quando non è periodo di fiera significa spendere cifre onerose per pochi centimetri di materiale da mostrare ai clienti per non più di qualche minuto... mentre qui basta un sorriso, un biglietto da visita e si possono avere gratuitamente!).
Ovviamente non mi sono concentrata solo sui materiali: da brava interior mi sono fermata ad ogni stand per informarmi sui complessi residenziali che presto popoleranno la città, i nuovi condomini che spero non la trasformeranno pero' in una città caotica, e soprattutto per scambiare due parole con i proprietari degli altri stand, “vecchi colleghi di fiere passate”.


Conclusione: una giornata veramente piena, gambe stanche per il lungo stare in piedi, braccia doloranti, causa borse stracolme di depliant e cataloghi, foto fatte ad ogni angolo, alla ricerca di nuove idee per progetti futuri, e una bella sensazione di appartenenza.
Nonostante non lavori più presso il mio vecchio ufficio, ho imparato a farmi riconoscere, e ho incontrato molta gente che si ricorda di me, con cui magari mi capiterà di collaborare in futuro... senza contare la soddisfazione nel vedere che alcuni stand hanno rivelato alcuni strani “richiami” allo stand che ho progettato io: violazione del copyright?
Forse... ma di sicuro questo significa che un briciolo di bravura ce l'ho, se gli altri prendono ispirazione dai miei lavori.