mercoledì 28 novembre 2012

Coccomania thailandese


 Un piccolo angolo dal sapore autentico e naturale

                                                                                                                                                                              di Federica Maccari
                                                                                                  
Una sera come tante, mentre percorro la stessa via che ormai da mesi faccio per tornare a casa. un'insegna nascosta attira l'attenzione di mia madre, seduta accanto a me e presa da un'inspiegabile voglia di gelato.
Mi aveva già parlato di una piccola gelateria nella nostra via, ma io non avevo ancora capito dove fosse. Ieri sera mi sono detta, perché no?
Faccio inversione con l’auto e parcheggio dall'altro lato della strada.
La gelateria, se così si può definire , non è dissimile agli altri “locali” adibiti a ristorazione: la classica casa a due o tre piani, il cui pian terreno viene trasformato in piccolo ristorante o bar, aggiungendo semplicemente qualche sedia e tavolino.

Qui non ci saranno più di cinque tavolini, per una decina di posti a sedere, ma l'ambiente sembra molto più ampio, grazie agli specchi alle pareti che ingannano la percezione. Siamo accolte con un sorriso e ci viene immedatamente chiesto se intendiamo mangiare lì o se preferiamo invece un gelato da portar via.

Decidiamo di accomodarci ad un tavolino, dove ci aspetta un cestino con due biro e dei foglietti su cui sono stati prestampati gli ordini: scopro così che non si tratta di una gelateria come la intenderemmo tutti, qui fanno gelati artigianali al latte di cocco!

Ci sono tre palline “standard”, con la possibilità di aggiungere altri ingredienti per dare  ricchezza e golosità al gelato.
Scorro la lista attentamente, accorgendomi che c'è un po' di tutto: dalla gelatina all'uvetta, passando per il riso dolce (che non è lo stesso del risotto!) ad un’ampia selezione di frutta locale.
Contrassegno tre ingredienti aggiuntivi (mais, pane e milo, che è una sorta di cioccolata, tipo nesquik, per intenderci) e consegno il tutto alla cassa.


Un ambiente spoglio ma confortevole, con qualche quadro tipicamente locale… poi…sorpresa! Arriva il gelato, servito direttamente nelle noci di cocco!


Le ciotoline sono finemente lavorate in modo da renderle riutilizzabili, e non si
puo' rimanere indifferenti davanti ad un cucchiaio fatto con lo stesso materiale! (tra l'altro nel foglietto di cui sopra viene anche chiesto di specificare se si è mancini, così che ci possano dare il cucchiaino più adatto a noi)!!!!!
Ma …il gusto? (direte voi) …Mmm veramente ottimo! Per di più nonostante il negozio fosse ormai in chiusura, il proprietario ci ha invitato a gustarci il gelato con calma e di non preoccuparci se lui cominciava a prepararsi alla chiusura: niente luci spente o bisbiglii di rimprovero…abbiamo potuto fare con calma (ovviamente non troppa, non bisogna abusare della gentilezza della gente!) e gustarci un gelato veramente diverso dal solito. Gnam!

sabato 10 novembre 2012

....Enrico che scolpisce la poesia.....

Ho deciso di intervistare Enrico, in occasione di una mostra in cui ha presentato delle donne meravigliose.
Un'intervista pensata, strutturata e proposta con le domande di rito... si inizia con le 5w e si continua con qualche curiosità....
Era stata pensata, appunto. Ne è uscito un breve racconto... ho preferito proporlo così, carico della passione di chi racconta......

Eccomi…

Mi chiamo Enrico Challier e sono uno scultore.
Uno scultore del legno.
Questa puntualizzazione e' importante perché ho scelto, consapevolmente, di scolpire il legno; non si tratta infatti di un ripiego dovuto alla maggiore difficoltà di reperire materiali quali  marmo o bronzo.
Lavoro il legno perché e' il materiale che mi permette di esprimermi e perché amo profondamente il legno e gli alberi…


Ho iniziato a scolpire seriamente circa dodici anni fa.
La curiosità mi e' venuta vedendo i lavori di mio nonno che ha sempre creato presepi, animali e bastoni decorati ma non ha mai voluto insegnarmi, in realtà non so perchè.
Passavo le ore a guardarlo lavorare ..poi mi e' venuta voglia di provare...
Ho sempre disegnato moltissimo e ovunque… sono sempre stato un gran lettore e mi appassionavano i libri d’arte e di poesia.
La scultura mi ha dato la chiave giusta per esprimere la creatività che sentivo forte in me.
Il mio essere autodidatta mi ha obbligato ad un percorso più lento ma mi ha regalato uno stile personale, non influenzato dalle scuole e oggi riconoscibile.


Le donne che scolpisco sono donne che nascono in me ma sono già presenti negli alberi. Nella mia ultima mostra ho presentato donne nate dalle poesie di grandi poeti…. da anni  infatti cercavo un modo per fare diventare sculture, le poesie.

Il percorso e' stato...poesie-tronco-scultura, in quest’ordine rigoroso….


Ma non sempre e' così. A volte le mie donne sono sguardi che incontro per strada, sono immagini, foto viste su libri o su riviste, sono donne reali,  sono donne della storia che mi hanno in qualche modo affascinato.
Non so dire perché le ho scolpite ma posso dire che non posso farne a meno.
Non riesco a vivere senza la scultura, e' come l'aria. Io vivo per scolpire.
E’ la cosa amo fare di più e sono fortunatissimo perché sono riuscito a farne anche il mio lavoro.

                                           Scolpisco per amore e amo per scolpire.

Le sculture non devono mai diventare un semplice esercizio di stile, di abilita' tecnica, altrimenti sono fredde, lontane e non danno emozioni. Se non ci metti dentro una sensazione, un tuo sentimento, io dico l'anima, non hanno ragione di esistere.
Secondo me la scultura ha senso solo se trasforma lo spazio in cui e' inserita. Se scegli di avere una scultura in casa dopo un po’ devi non poterne più fare a meno, solo così ha senso.


Beh..non resta che cercarlo qui...
 ...www.enricochallierscultore.it





 

giovedì 1 novembre 2012

Ma almeno mettiamoci all'asta!!!!!

La dichiarazione di ieri 31 ottobre poteva sembrare uno scherzo di Halloween.
Invece no.
Marchionne ha annunciato la fine dello storico marchio Lancia.
Questa notizia che, come me avrà fatto strabuzzare gli occhi a molti, mi porta a considerazioni che si discostano dalle giustificazioni addotte dal CEO Fiat.
Decretare la fine di un marchio che rappresenta l'Italia in termini di qualità, bellezza ed eleganza, lascia delle domande senza risposta.
Che direzione sta prendendo questo paese?
Il focus torna ancora una volta sull'immenso patrimonio di cui disponiamo.
Siamo da sempre ambasciatori di genio, arte, qualità, bellezza, ospitalità, lusso ed eleganza.
Sì, ma all'estero.
Come ci stiamo riducendo? o forse...come ci siamo ridotti?
Zimbello d'Europa e di un mondo che ha capito come trarre profitto dal nostro sistema malato.
Ci vendiamo per un tozzo di pane, a chiunque, senza nemmeno essere in grado di organizzare un'asta competitiva...
I pronostici si stanno realizzando e l'ondata di ricchezza proveniente dall'est ci sta travolgendo.
La nostra dipendenza in termini di vendita di prodotti è nota da tempo, seguita a ruota dalla pagina riguardante gli immobili.
Tempo fa un articolo del settimanale Panorama titolava qualcosa come :
"Italia, parco giochi cinese!" ...poco ci manca amici.


Fino ad un decennio fa l'idea di vendere il Colosseo suonava come sinonimo dell'impossibile.
Alla luce dei fatti......beh..... (smorfia di disgusto mista a rassegnazione..)
Pensiamoci prima che sia troppo tardi.......